Una ragazza in bicicletta racconta di aver pedalato fino al mulino per controllare le libellule. Quelle blu, sostiene, sembrano aver disertato, quest’anno. Eppure, afferma, le hanno avvistate a Boldara, un paio di chilometri più a valle. Un uomo, seduto su di una panchina sistemata all’ombra di un grande albero, sfoglia un quotidiano.
È un pomeriggio calmo di piena d’estate. Il fruscio dei fogli si propaga (presumo) fino all’orizzonte sopra la campagna immobile. I suoni sono pochi, e nettamente distinti l’uno dall’altro: l’acqua gronda dalle pale della ruota; il ruscello gorgoglia tra la riva ed il mulino. Nell’ombra del bosco, un cinguettio. Il battere sul legno dei tacchi di una coppia di donne mentre attraversano il ponticello. Un trattore lontano, in fondo alla lunga strada in terra battuta, detta il tempo con il ritmo del motore.
La strada in terra battuta che, dal mulino, si allontana verso nord-est è via Venchiaredo. L'abitato, e la sua fontana, sono due dei molti luoghi raccontati da Ippolito Nievo ne “le confessioni di un italiano”. Stanno, in parte, proprio tutt’attorno: i paesi di Condovado e Teglio; il castello di Fratta. Portogruaro. Un cartello accanto al mulino invita a considerarlo come tappa di un itinerario storico e culturale. Fornisce due riferimenti per chi sia interessato a conoscerlo o a percorrerlo: la biblioteca di Fossalta di Portogruaro (telefono 0421-789513) e la biblioteca di Cordovado (telefono 0434-690265).